Nel solco della tradizione, quella più antica e singolare, sono improntati i nostri rapporti con il paese di Cossogno. Una continuazione o meglio un ritorno verso valori e programmi che la sezione Verbano del CAI ha perseguito fin dal suo nascere.
Nel corso degli ultimi anni le nostre relazioni con Cossogno si sono concretizzate in frequenti incontri in occasione dei festeggiamenti vari, di giornate di studio di manifestazioni culturali quali conferenze, dibattiti, pubblicazioni di libri, opuscoli, di eventi sportivi quali escursioni comuni e dimostrazioni pratiche di varie attività inerenti alla frequentazione della montagna.
Ma il valore di fondo di questi rapporti è l’aspirazione primitiva, l’impulso originario che hanno dato la spinta a questi nostri incontri. Infatti le intenzioni dei promotori e dei protagonisti di queste relazioni erano essenzialmente quelle che hanno caratterizzato e resa celebre ed esemplare la nostra sezione e cioè l’attenzione, lo studio, la cura non solo della montagna, ma, come una naturale e fisiologica completezza, l’approccio con l’uomo della montagna abitata per una sua interpretazione e valorizzazione completa.
Sebbene nell’epoca attuale in linea generale, non esistano quasi più veri uomini della montagna, ma uomini che vivono la montagna, tuttavia vi sono ancora caratteristiche, collocazioni e modi di vita che distinguono l’uomo che vive in montagna da quello che vive in pianura, in città.
Fatiche, disagi, sacrifici, duro lavoro ed anche mentalità sono caratteristiche, prerogative, ma soprattutto svantaggi che gravano sui montanari su quelli che sono rimasti tali. Nonostante lo spopolamento vi sono ancora numerosi abitanti della montagna (l’Italia è in gran parte montagnosa) ma è pensabile che in avvenire più o meno prossimo sempre più gente vorrà a trasferirsi in montagna e che quindi molti cittadini diverranno montanari.
Verso questi uomini ieri, in epoca di isolamento, di sottosviluppo, di angustie, di chiusure e ristrettezze si era rivolta l’attenzione dei nostri padri fondatori, ma si può e si deve rivolgere ancora oggi perché l’attuale e la futura popolazione possa avere condizioni di vita tali da rimanere o andare in montagna, superando lo svantaggio che il vivere in alto comporta, ma avendo anche in mente che l’uomo può migliorare, ma anche distruggere la montagna.
In questo senso noi concepiamo la nostra relazione e la nostra modesta azione con la popolazione di montagna ed in particolare con quella di Cossogno anche perché Cossogno vuol dire Valgrande. Infatti Cossogno ha dato al Parco Nazionale la maggior parte del suo territorio ed ha come avamposto, come porta verso la valle, quel piccolo ed unico residuo di paese che è Cicogna.
A favorire questa nostra scelta e a coltivarla, ci sono stati e ci sono molti amministratori del Comune che insieme e notabili del paese che, custodi della tradizione, animati da un particolare spirito di simbiosi, di amore, fedeltà e conoscenza della montagna hanno visto nelle intenzioni della nostra sezione un’occasione, un mezzo seppur minimo di sviluppo o per lo meno di sopravvivenza e anche di interpretazione moderna della montagna. L’attuale amministrazione comunale del paese, guidata da un Sindaco capace e valente, quale la dott.ssa Silvia Marchionini ha fatto tesoro della nostra comune esperienza di questi anni ravvisandone l’importanza ha voluto consacrare ufficialmente questa nostra comunione conferendoci il “Toc” celebre premio locale consistente in una composizione artistica in oro e argento che ricorda un pezzo di pane, simbolo della festa principale del paese. Insieme a noi è stato premiato il “Gruppo donne in costume della Valgrande”, anche questo simbolo di una continuità, di una peculiare tradizione montanara.
La consegna dei premi è avvenuta il 14 febbraio, nell’agriturismo “Villa Cresti” a Cossogno, in una cerimonia in cui erano presenti numerosi abitanti del paese ed amici ai quali il Sindaco ed i rappresentanti della Sezione hanno ricordato e sottolineato il significato della premiazione e la necessità di continuare nell’encomiabile opera di sostegno e di interpretazione moderna della montagna e dei suoi uomini, coltivando queste alleanze che hanno dimostrato in molti la loro validità.
Roberto Clemente