La premessa è che sia Avio che io ci tenevamo molto a questa escursione, dopo che la prima biciclettata dell’anno, programmata per l’otto aprile, era stata annullata per carenza di iscritti. Perciò quando ci siamo trovati a decidere se farla o no a causa delle previsioni meteo non proprio favorevoli, abbiamo deciso di rischiare fidandoci delle notizie riportate su Meteo Suisse, che erano le meno pessimiste. Peraltro avevamo avuto il nostro bel da fare per capire come funziona il trasporto delle bici con il treno. Le informazioni che avevamo avuto erano state molto vaghe, discordanti se non addirittura contraddittorie e insomma siamo arrivati al giorno fatidico con parecchi dubbi. Quando ci siamo trovati alla stazione di Fondotoce e ci siamo contati (eravamo in 14 e altri 2 ci aspettavano alla stazione di Domodossola),il nostro pensiero è stato: ci faranno salire tutti insieme? Per fortuna abbiamo trovato un impiegato molto paziente e gentile che ci ha dato tutte le informazioni del caso e senza grandi difficoltà ci ha fornito un biglietto cumulativo per le persone e 14 biglietti individuali per le bici, spiegandoci che il biglietto per le biciclette poteva essere utilizzato su qualsiasi tratta per 24 ore …. (e non chiedeteci il razionale di tutto ciò). Ci ha altresì consigliato di posizionarci in coda al convoglio dove le carrozze sono solitamente meno affollate. Così abbiamo fatto e in questo modo siamo riusciti a salire sul treno tutti quanti (il vagone era solo per noi).
Siamo arrivati a Domo verso le 10 e, sarà stato per l’aria frizzante, o forse l’emozione, c’è stata una corsa collettiva alle toilette. Intanto Lele ed Antonio si sono uniti al gruppo verbanese e, fatte le presentazioni, siamo partiti: Avio (con GPS) e Lele (in quanto padrone di casa e profondo conoscitore del primo tratto di percorso) in testa e io a chiudere il gruppo. Il tempo non era eccezionale, ma al momento sembrava favorirci con una temperatura gradevole ed un pallido sole, cosicché ci siamo avviati in un clima da gita scolastica.
Il gruppo non era troppo numeroso né troppo scarso e l’andatura impostata permetteva a tutti di pedalare senza stancarsi eccessivamente conservando una certa compattezza. Ma ecco che, ancora prima di uscire dal territorio di Domodossola, si manifesta il primo inconveniente: una foratura, ma non una foratura banale, il copertone della ruota posteriore di Salvatore è proprio squarciato! Dopo un breve conciliabolo, lo sfortunato ciclista decide di abbandonare: riprenderà il treno e tornerà a Vb, poi si vedrà. Il resto del gruppo prosegue in allegria e senza ulteriori inconvenienti raggiunge Piedimulera. Siamo tutti su di giri e orgogliosi della nostra performance; si fanno commenti e considerazioni sulla bellezza del percorso e critiche per la segnaletica scarsa o addirittura assente: peccato! Potrebbe essere molto più frequentato.
Arrivati a Pieve Vergonte ci fermiamo per una breve sosta al bar/ristorante annesso al campo di calcio di Pieve Vergonte, ma al momento di ripartire comincia a piovere. Speriamo che sia una nuvola passeggera, ma in realtà, pur non essendo una pioggia intensa, non accenna a smettere. Poco male, siamo tutti attrezzati con mantelle impermeabili, K- Way, giacche a vento o piumini e quindi riprendiamo a pedalare con vigore pregustando la sosta pranzo programmata nella ormai non lontana Vogogna.
Arriviamo alla pasticceria Valentino un po’ intirizziti e con i piedi ormai fradici, ma il gruppo è coeso e tutti sono positivi. Abbiamo a nostra disposizione un porticato che ci consente di riparare noi e le bici, e oltre ai nostri panini abbiamo l’opportunità di prendere qualcosa di caldo. Nel frattempo l’intensità della pioggia aumenta e decidiamo di evitare il tratto di pista ciclabile tra Vogogna ed Ornavasso per evitare di infangarci. Intanto ci ha raggiunto Salvatore con la sua auto, il quale ci informa che da lì in avanti piove a dirotto.
A questo punto si hanno altre 3 defezioni: la moglie di Salvatore e i coniugi Zanfardino, che vengono simpaticamente tacciati di tradimento. Si riparte, ma mentre tutti sono ormai avviati, io che chiudo il gruppo mi accorgo di avere a mia volta la gomma posteriore a terra. Per fortuna Tino è provvisto di una pompa di emergenza e dopo aver gonfiato la ruota posso partire in sella alla bici. Carla tenta di chiamare Avio per avvertirlo, ma lui, pedalando sotto la pioggia non si ferma a rispondere.
Arrivato a Premosello (noi 3 siamo rimasti un po’ indietro rispetto agli altri) vedo da lontano Lele ed Antonio fermi sotto una pensilina. Mi fermo e mi comunicano che anche loro 2 abbandonano: prenderanno il primo treno utile per tornare a Domo. Ne approfitto per dare una pompatina di rinforzo alla mia gomma forata e, sempre scortato da Tino e Carla, riparto il più velocemente possibile. Avio nel frattempo si è fermato col resto del gruppo al bivio per Nibbio e, accortosi della chiamata sul cellulare, richiama a sua volta Carla.
La faccio breve: ci ricongiungiamo con il resto della compagnia e proseguiamo fino ad Ornavasso, mentre la gomma miracolosamente tiene. Lì giunti e ricompattati, attraversiamo la passerella sul Toce e riprendiamo la ciclabile che ci porterà nei pressi dell’inceneritore. Ma a questo punto la mia gomma si sgonfia ogni 500 metri e alla fine vengo convinto a usare la bomboletta spray per le riparazioni d’emergenza.
Me la fornisce gentilmente Massimo e dopo questo intervento sono in grado di raggiungere la stazione di Fondotoce dove, una volta riuniti, ci rendiamo conto che nonostante le nostre disavventure, anzi forse proprio in seguito a queste, ci sentiamo più uniti ed affiatati e … ci siamo comunque divertiti.