“Il massiccio del Pasubio, situato nelle piccole Dolomiti, si trova esattamente sull'attuale confine sud orientale del Trentino con il Veneto. Rappresenta uno dei punti più meridionali dell'allora impero Austro-Ungarico che, comprendendo anche tutto il Trentino, si spingeva fin quasi alle valli vicentine. La Cima Palon (2236 m) è la più alta vetta del massiccio e domina a nord diverse cime dello stesso, come il Dente italiano (2220 m), il Dente austriaco (2203 m), il Col Santo (2114 m) e il falsopiano del Cosmagnon, luoghi tutti che rimangono indelebili nella storiografia della grande guerra. Le pendici del monte sono molto scoscese, di carattere prettamente dolomitico e dalle caratteristiche guglie, forre e gole, soprattutto sul versante meridionale. La parte superiore è invece costituita da un piccolo, ondeggiato altopiano intorno ai 2000 metri di altitudine, in cui si alternano alcuni crinali ad ampie conche prative, spesso usate come pascoli.
La 'strada storica militare delle 52 gallerie' è opera straordinaria di ingegneria militare che conduce dalla Bocchetta di Campiglia alle 'Porte del Pasubio' (rifugio gen. Achille Papa - 1935 m) e che consentiva l'approvvigionamento delle truppe arroccate sul Pasubio con un arditissimo percorso al riparo dalle azioni nemiche. Le 52 gallerie hanno uno sviluppo complessivo di 2.300 m su un totale di 6300 m di percorso. La più lunga è la galleria n. 19 che si avvolge su se stessa a spirale ascendente. Il dislivello è di circa 900 metri e si percorrono gallerie molto ardite, anche con curve e biforcazioni, ed è indispensabile una affidabile torcia elettrica. Non vi sono particolari difficoltà o pericoli, bisogna però prestare attenzione a non sporgersi oltre l'arditissima stradina. E' un’escursione di grandissima soddisfazione, un percorso storico che tutti gli appassionati di escursionismo, e a maggior ragione coloro che s'interessano di storia, dovrebbero almeno una volta nella vita frequentare.”
Così recitava la locandina con la quale si è proposta l’iniziativa e che si è appunto realizzata il 21 e 22 giugno con una gita organizzata dalla Sezione Verbano-Intra del CAI con la partecipazione di 57 escursionisti e la magistrale collaborazione del CAI di Schio, nella persona del suo Presidente Giancarlo e di Piero, storico esperto delle vicende della Grande Guerra sul Pasubio e responsabile della sentieristica sezionale dell’intera regione Veneto. Giancarlo e Piero ci hanno condotti con generosa passione, accompagnata da profonda esperienza, conoscenza ed entusiasmo, a conoscere queste montagne e la loro storia; a loro va tutta la riconoscenza ed ammirazione dei partecipanti e della Sezione.Sabato la giornata è stata dedicata alla percorrenza del Sentiero delle 52 gallerie che da Bocchetta di Campiglia porta al Rifugio Papa dove si è pernottato, mentre la domenica si è visitata la così detta “Zona Sacra”, situata alle spalle del Rifugio, salendo, da bocchetta di Roite, al Dente Austriaco, al Dente Italiano, alla Cima Palon (sulla quale Fiorenzo, di Casale Corte Cerro, ha reso omaggio a suo padre, classe 1899, che prese parte alla guerra sul Pasubio rimanendovi fino al 1920), e da qui discendendo al Pian delle Fugazze per il sentiero degli Eroi.
Sono state due giornate intense, appassionanti e proficue. E’ stata un’esperienza forte che ha lasciato il segno: bellezze naturali severe e imponenti, paesaggi di incomparabile bellezza attraversati dalla storia della guerra; un accostamento di grande impatto emotivo ed emozionale.
Non è possibile non sentire sulla pelle, nel cuore e nell’anima le voci, i richiami, i suoni, i fragori che ti vengono dalla terra, dalla montagna, dai canali, dai dirupi, dalle caverne, dalle trincee, dai camminamenti, da ogni sasso, da ogni filo d’erba, da ogni cosa che vedi e che tocchi. Come fa il cuore a non percepire il tormento della guerra, la sofferenza, le fatiche, le speranze, gli ardimenti di quegli uomini, di quei ragazzi che erano lì e che lì sono morti. Come fanno gli occhi a guardare il cielo e non vederlo rosso di sangue, come non sentire gli echi delle mine, l’urlo di tutta questa tragedia? E, nello stesso tempo, non è neppure possibile non ammirare l’ingegno dell’uomo in quest’opera superba di ingegneria bellica. Gli occhi e lo spirito non possono non trasalire davanti al lavoro mirabile della natura, ai ricami di rocce e guglie, alle miriadi di fiori che crescono con un’esplosione di forme e di colori che lasciano senza parole, in minutissime cenge, in forellini nella roccia dove la ragione non li farebbe crescere. Si, forse è solo con il silenzio che si dovrebbe percorrere queste strade. E’ solo il silenzio che fa udire le montagne che parlano, è solo nel silenzio che è possibile ascoltare la voce del creato e del Creatore.