Nella giornata di sabato, per motivi logistici, si sono formati due gruppi che hanno seguito differenti percorsi, riunificandosi in prossimità del Passo d’Arbola. Uno – quello del nostro CAI, il più numeroso, composto da 25 partecipanti - da Valdo di Formazza ha raggiunto il Sagersboden in seggiovia, per proseguire per il rifugio Margaroli e quindi, dopo aver costeggiato il lago Vannino, arrivare alla Scatta Minoia, accompagnato da un bel sole caldo e confortevole che si è offuscato solo nella discesa verso l’Alpe Forno e la successiva salita al Passo.
L’altro gruppo, proveniente da Schio e quindi con un bel po’ di chilometri in più di auto da percorrere, assieme a due verbanesi, ha optato per la salita al passo d’Arbola dal Devero, leggermente più breve che dalla Formazza, accompagnato purtroppo e per un buon tratto - da Crampiolo a Pianboglio – da una pioggerellina insistente e bagnante.
Appena al di sotto del passo d’Arbola i due gruppi si sono ricompattati. Entrambi erano manifestamente umidi, anche se per motivi diversi: l’uno a causa dei residui della pioggia, l’altro dell’intensa sudata, ma il calore e la cordialità che hanno caratterizzato l’incontro sono stati intensi ed autentici.
Assieme abbiamo raggiunto il Rifugio Binntalhutte in territorio elvetico, posto appena al di sotto del passo, essenziale nelle strutture, ma molto efficace quanto ad accoglienza da parte dei quattro soci del CAS che, a turni settimanali, si alternano nella gestione del rifugio stesso. “Esperite le formalità di rito”: assegnazione del posto letto nelle camerate, deposito degli zaini e degli scarponi, con la sostituzione delle ciabatte del rifugio, registrazione della presenza sul libro del rifugio, ci siamo concessi una bella tisana calda, assai apprezzata da entrambi gli schieramenti: dai bagnati dalla pioggia e dai bagnati a causa del caldo.
E mentre, accomodati nell’ampio salone, si attendeva ansiosi la cena, occupando il tempo in mille ciacole, fuori la pioggia si esprimeva al meglio, accompagnata da un bel vento sibilante che neppure scalfivano la serena e composta allegria del gruppo, occupata com’era a tenere a bada l’appetito crescente, alla fine domato dall’ottima ed abbondante cena che il Signor Jean con la moglie e un’altra coppia di amici si sono affrettati a proporci.
Il vento nella notte ha fatto il suo dovere, spazzando a puntino il cielo dalla spessa coltre di nubi e lasciando infine spazio al sole che, ancorché non splendente, era tuttavia presente ad accogliere il gruppo dopo il riposo notturno.
Foto di gruppo all’uscita del rifugio, saluti, baci e tante grazie per l’ottimo trattamento ai rifugisti e poi via, ad iniziare il secondo tempo della nostra avventura, facendo a ritroso il percorso della sera precedente fino all’Alpe Forno inferiore (ormai scaricato, ma con le tracce evidenti della recente permanenza di bovini ), con incontri ravvicinati con la maestosità di un’ aquila e con innumerevoli marmotte, impegnate in corse folli tra i sassi e l’erba dei prati, intrisi della pioggia della notte e toccati dalle ombre lunghe di una giornata che, con l’autunno ormai prossimo, faticava a svegliarsi.
L’attraversata del “grande est”, sovrastante il lago del Devero, è stata, come sempre, emozionante per la grande pace che suscita un paesaggio tanto suggestivo, quanto vario ed ampio, con la miriade di laghi ancora contornati dalle compatte, candide fioriture di eriophorum, le schiere di monti che si susseguono, in parte ammantati da banchi di nebbie dispettose ad intralciarne l’identificazione, i colori già quasi autunnali, l’alternarsi della visione di Codelago da angolazioni sempre differenti, impreziosito com’è dalle distese di larici che gli fanno corona.
Arriviamo in prossimità dell’ampio stallone all’Alpe la Satta, di recente ristrutturato e, per non perdere quota, attraversiamo a mezza costa i vasti pascoli, percorsi da fiumi e profondi avvallamenti, sino all’Alpe Naga da cui proseguiamo sul ripido sentiero fino al bivio per il Lago di Poiala e, quindi, alla Bocchetta della Valle. La nuvolaglia impedisce di spaziare sulla sfilata dei ‘4000 che appena si intravvede all’orizzonte, ma lascia indenne la visuale sulla vallata e sulle cime vicine: uno spettacolo che allarga il cuore e rende riconoscenti verso il Creatore.
Si scende speditamente verso i laghi del Busin, lasciando Marcello e Massimo ad avventurarsi alla ricerca di un varco che consenta di individuare il “Lago senza nome”, indicato su tutte le carte, ma sconosciuto e, pare, irraggiungibile.
Sosta pranzo al lago, non molto prolungata a causa del tempo non proprio splendido e poi rientro al Lago Vannino per il passo del Busin, con una fermata al Rifugio Margaroli, impedita ai più da un improvviso scroscio di pioggia accompagnato, per brevi istanti, da una fitta e punzecchiante grandinata.
La giornata finisce al bar della seggiovia a Valdo con un bicchiere in mano a brindare alla bella, interessante e varia escursione, alle amicizie affrancate da un comune cammino e da una salda, condivisa passione per queste nostre belle e care montagne.
Un grazie particolare a Franco, Enrico e Massimo che hanno accompagnato il gruppo, agli amici di Schio che già si sono resi disponibili a condurci di nuovo a percorrere le loro montagne, ed a tutti gli altri: Ada, Arianna (la più giovane), Carla (la ..meno giovane), Gloria, Paola, Erica, Lucia, Lucia, Renza, Simona, Giancarlo, Nicola, Umberto, Piero, Alberto, Marcello, Michele, Massimo, Maurizio, Simone, Tino, Tullio, Riccardo, Marco, Fabio, Marco, Renato, Massimo.
Alla…prossima!