Suna, Cavandone, Bieno, Oratorio di Santino, Rovegro, Oratorio In Oca, Cossogno, Oratorio di Unchio, Unchio, Renco di Trobaso, Suna.
Tempo di percorrenza: 7 ore
Km percorsi: 17,5
Difficoltà: E
Descrizione dell’itinerario
E’ un itinerario ad anello, tutto a bassa quota, bello ed interessante. Bello per il panorama, soprattutto nella prima parte, sul lago, interessante perché porta a scoprire tanti angoli di suggestiva bellezza paesaggistica ma anche con contenuti storici ed antropologici. Il tratto di percorso dalla Chiesa della Madonna di Santino a Unchio (denominato “I sette campanili”) è inoltre segnalato con cartelli didattici realizzati con i disegni dei ragazzi delle Scuole che hanno partecipato al progetto di educazione ambientale denominato “Io vivo qui” . Infatti, moltissimi ragazzi delle scuole elementari e medie di Verbania, hanno potuto conoscere l’ebbrezza dell’escursionismo grazie alla disponibilità di un nutrito gruppo di soci della Sezione Verbano del CAI che in molte riprese li ha accompagnati a conoscere la nostra montagna.
Il percorso prende il via da Verbania Suna, dall’ampio piazzale antistante il Cimitero, per raggiungere, dopo un tratto in ripida salita ed un altro decisamente più dolce, la frazione di Cavandone, lo stupendo balcone sul Lago Maggiore che ha conservato la sua suggestiva entità di paese rurale. Sul percorso per raggiungere la frazione si incontrano: la torre medioevale di avvistamento degli antichi feudatari Borromeo, da tempo ormai trasformata in abitazione e in seguito denominata “La Torraccia”; la chiesa del Buon Rimedio, antico romitorio posto su un bellissimo e panoramico poggio che si affaccia sul Golfo Borromeo; l’ultracentenaria e famosa pianta di tasso, sul sagrato della parrocchia di Cavandone.
Il secondo paese che si incontra è Bieno (facente parte del Comune di San Bernardino Verbano costituito nel 1928, accorpando i comuni di Bieno, Santino e Rovegro e che ha preso il nome dal torrente san Bernardino) baciato dal sole, con le sue case che si distendono a ventaglio dalla strada provinciale sino a quella più a monte che porta all’Alpe Ompio. Lo si attraversa dall’oratorio di Sant’Antonio a valle per raggiungere quello del Patrocinio di Maria, noto come Madonna di Santino, con vicino una cappella del ‘700, affacciati entrambi su un ampio piazzale contornato da begli alberi d’alto fusto. Lo sguardo è gratificato da uno scenario incomparabile che spazia dal Lago Maggiore, al Lago di Mergozzo, alla Bassa Valgrande. La meta successiva è Rovegro (sentinella della Val Grande), percorrendo a mezza costa un bel sentiero nel bosco in cui numerose sono le tracce del passato: terrazzamenti, muretti di sostegno con i caratteristici terminali a raggiera, baite abbandonate, qualche rara pianta da frutto inselvatichita.
A Rovegro si apre la valle di origine glaciale solcata dal fiume San Bernardino, in alto la Val Grande e la Val Pogallo nel Parco Nazionale della Valgrande. Il paese ha saputo conservare il suo antico aspetto montanaro, con le case abbarbicate a ridosso del monte Castello, per lasciare spazio al terreno coltivabile verso il fiume. Tra le abitazioni ne sopravvive una del 1553, chiamata "casa del castellano"; la parrocchiale è stata ristrutturata alla fine dell’800 su un precedente corpo del ‘600. Dalla piazza si scende per una strada sterrata verso il fiume e si incontra il ponte romano, che di romano ha solo la forma essendo stato costruito nel diciottesimo secolo: “”la cornice naturale è tra le più severe e selvagge, con il torrente San Bernardino che ribolle nella forra cupa e paurosa, scavata nella roccia dal millenario fluire delle acque. Paradiso dei cani: così la gente chiama curiosamente questo splendido orrido.””
Si sale a Cossogno nel bosco per una bella mulattiera tagliata sulla parete della montagna che affianca in parte le canalizzazioni che portano acqua alla Lanca, la prima centrale idroelettrica in Italia, realizzata nel 1892 da Carlo Sutermeister con trasporto e distribuzione di energia a Intra, Pallanza e paesi limitrofi. La salita termina con una bella radura ombreggiata da un folto gruppo di abeti antistante il santuario del XVII secolo dedicato alla Madonna di Re, in zona In Oca, toponimo che significa forse “luogo acquitrinoso” . Si prosegue per una sterrata affiancata da una via Crucis non proprio conservata sino al paese.
Unchio lo si raggiunge dalla chiesa del Motto di Unchio, dedicata alla Madonna del Monte, chiamata anticamente Madonna delle grazie, costruito intorno al 1835 con il contributo di tutti gli abitanti di Unchio. Il sito, forse celtico, fu utilizzato nell’antichità come lazzaretto; da qui il panorama è di una bellezza dolce e riposante. Nei pressi del Motto è presente una zona umida, molto interessante, anche se ormai ridotta, per l’osservazione della vita della torbiera. La costruzione collocata alle spalle della chiesa è stata recentemente adattata ad “Eremo”.. Da Unchio si raggiunge il Laghetto di Santino e, per la “ciclabile” la chiesa di Renco a Trobaso e, quindi, sull’asfalto si ritorna a Suna.
Commenti
• Una giornata bella, intensa, amichevole, da non dimenticare, anche se meteorologicamente non brillante, molto interessante sia per l’escursione in sé, sia per il coinvolgimento che l’organizzatore, signor Franco Rossi, ha saputo mettere in pratica. Infatti, ricorrendo la 10.a edizione dell’iniziativa, ha pensato bene di dare alla ricorrenza qualche tocco di novità e di ricercatezza: oltre a camminare ha voluto illustrare, con la lettura, di testi, gli aspetti più salienti dei posti che si andavano via via ad incontrare: dalla antica torre medioevale “La Torraccia””; alla chiesa del Buon Rimedio, al Tasso di Cavandone, alla Madonna del Patrocinio chiamata comunemente Madonna di Santino, al Santuario di Inoca, alla torbiera del Motto di Unchio e alla vicina chiesa della Madonna del Monte.
• Gli incontri con la comunità di Rovegro e di Cossogno sono stati come sempre al massimo dell’ospitalità e della cordialità. La sosta pranzo , grazie anche all’intrigante fisarmonica di Renato, è stata seguita da una serie infinita di canti partecipatissimi con punte di grande allegria e serenità.