Finalmente ci siamo riusciti! Sì, perché per ben 2 anni consecutivi avevamo dovuto annullare questa simpatica gita a causa delle condizioni meteorologiche avverse. Anche quest’anno peraltro, visto il tempaccio che questa primavera ci ha finora regalato, avevamo qualche timore, e invece sabato 11 è stata l’unica giornata decente in un contesto di piogge pressoché continue.
Quindi alle 8,30, puntualissimi, eccoci al piazzale del cimitero di Suna pronti a partire.
Qualcuno ci aspetta alla partenza della ferrata, in territorio svizzero, e alla 9,30, quando siamo arrivati tutti, ci contiamo. Siamo in dieci, con un’unica rappresentante del gentil sesso e un personaggio internazionale: Josè infatti è argentino, ma ha vissuto per lungo tempo in Spagna, lavora in Svizzera, a Montana, ed è iscritto al CAI di Varzo.
Alle 10, controllata l’attrezzatura e indossato imbrago e caschetto, iniziamo la salita. Purtroppo non possiamo attraversare il ponte tibetano che caratterizza questa via alla partenza: il torrente troppo ricco di acqua ci impedisce di arrivare al grosso masso da cui si accede al ponte. Per fortuna è possibile saltare questo primo ostacolo e affrontiamo la salita con determinazione.
La ferrata è piuttosto breve, il dislivello è di soli 250 m circa, però è molto “verticale” e caratterizzata da passaggi aerei certamente non adatti a chi soffre di vertigini. Non ci sono comunque problemi di sorta e in circa un’ora e mezza arriviamo alla sommità. Il tempo continua ad essere soleggiato, ma un vento piuttosto freddo e con forti raffiche ci ha accompagnato lungo la salita. Diamo un’ occhiata al panorama e ci avviamo al sentiero di discesa non prima di aver fatto una breve sosta presso una cappelletta molto ben restaurata e con una vista superba su Simplon Dorf e le montagne del Sempione.
Torniamo quindi alle macchine percorrendo un bel sentiero in mezzo ai larici e nel frattempo commentiamo soddisfatti la nostra impresa.
Alla prossima!