E’ primavera! Così ripete il ritornello di una nota canzone; ma, quando il calendario astronomico non è più sintonizzato con quello climatico, imbroccare una domenica di bel tempo è impresa non da poco.
Oggi 26 maggio ci è andata bene.
Era in programma una classica gita di inizio stagione, organizzata dal CAI Verbano in collaborazione con la Pro Cannobina, sempre molto disponibile a far scoprire aspetti del nostro territorio, che taluni erroneamente considerano noti o poco interessanti. Quest’anno l’obiettivo era l’esplorazione dell’entroterra di Cannobio, con un giro ad anello tra ambienti vari, scorci paesaggistici originali, incontri davvero sorprendenti.
Alla partenza dalla frazione di sant’Agata, ci stavano attendendo gli accompagnatori “qualificati”. Non appena il gruppo di circa venticinque persone, che cammin facendo è lievitato fino a raddoppiare, si è inoltrato nel bosco, ha ricevuto il benvenuto da un emerito residente in loco: un camoscio, incuriosito dall’insolito trambusto ma non particolarmente turbato.
Lungo l’itinerario di salita ci siamo imbattuti nelle diverse testimonianze di un passato prestigioso, come si evince dalla toponomastica ( San Bartolomeo in montibus ) e dai manufatti ( terrazzamenti, baite con pietre magistralmente squadrate, argini di contenimento dei ruscelli ) lasciati da gente ingegnosa e laboriosa, fino a sbucare in una nicchia di amena dolcezza: l’Alpe in l’Agher.
Qui siepi, prati, alberi in fiore fanno da cornice al nucleo rurale dove si colloca un alpeggio “ vivo”, abitato per tutto l’anno da una giovane famiglia, che ha scelto di vivere in / con / per la montagna.
L’incontro con loro è stato toccante, in senso spirituale per l’entusiasmo con cui ci sono state raccontate esperienze, vicissitudini , progetti, e in senso materiale per la fragranza degli assaggi di prodotti caseari generosamente messi a disposizione, imparagonabili a quelli analoghi commercializzati dalla grande distribuzione.
L’accoglienza calorosa, il clima bucolico, il bisogno di approfittare dell’occasione per qualche acquisto hanno prolungato la sosta oltre il previsto e dunque è stato necessario recuperare tempo con una divisione in sottogruppi, ognuno dei quali ha raggiunto la meta prefissata in base ai personali ritmi.
La “sgambata” sul sentiero, tracciato di recente dai benemeriti volontari cannobini, attraverso radure ingentilite dai narcisi, pinete di abeti e larici secolari scagliati come frecce verso il cielo, curiosi saliscendi tra valloncelli, ha permesso a tutti di arrivare a destinazione per il pranzo. Qualcuno si è fermato all’agriturismo di Marcalone, sostando sotto il pergolato di glicine o appollaiato sulla sommità di un masso erratico, qualcuno ha raggiunto la cima del monte Giove.
Su questo spettacolare balcone, che spazia dalla verticalità dei quattromila svizzeri, alle dolci ondulazioni dei colli varesini, alla calma piatta del Lago Maggiore, la quiete è turbata solo dal sommesso scrosciare del torrente Cannobino tra le gole del Fondovalle, dal volo planato di qualche insetto, dallo stormire dei fili d’erba carezzati dal vento. Prende corpo la percezione di quel tempo ancestrale agli albori della storia, in cui l’uomo incominciava a muovere i primi passi sulla strada della civiltà. E’ una parentesi di intimo raccoglimento subito dissolta dalla vitalità della compagnia, dalla gioia di essere insieme, dall’esigenza di conservare il ricordo della giornata con l’immancabile foto, scattata in prossimità della croce.
La discesa sul sentiero dirimpetto al Lago fonde cielo, terra e acqua in un caleidoscopio di forme e di colori; i rametti di betulla sono scie tracciate dal passaggio dei battelli, le fronde sono bosco, prato, giardino, le nuvole sono chiome di biancospino, acacia, sambuco, sorbo in piena fioritura …
A Marcalone la comitiva si ricompone, festeggia l’incontro con i nuovi arrivati e si prepara a un ritorno al gran completo.
Svanita l’atmosfera sonnacchiosa colta al momento della partenza, il paese di Sant’Agata si mostra in tutto il suo fascino, con la chiesa tardo medioevale, alcune case di pregevole fattura, con i rosai che tappezzano i muri di cremisi, di scarlatto, di paglierino, con i cespi delle viole mammole sulle porte, con il tocco esotico degli ulivi e dei palmizi. Si respira un’aria d’altri luoghi.
Il brindisi con cui la Pro Cannobina saluta i suoi ospiti conclude degnamente la giornata. Ai ringraziamenti, da rivolgere al presidente Beppe Dellamora e ai suoi solerti collaboratori, Giuseppe Zanni, Mauro Branca, Silvano Dresti, si aggiunge l’auspicio di una prosecuzione del “gemellaggio” con la richiesta fin da ora a mettere in agenda una escursione da inserire nel programma il prossimo anno. Raccomandazione superflua per il responsabile della gita del CAI Verbano, infatti, come tutti sanno, a Franco Ramoni non occorrono inviti ufficiali: lui è sempre in pista!
Maria