Come sempre, l’appuntamento è al piazzale del cimitero di Suna, stavolta alle 7 del mattino … qualcuno è in leggero ritardo ma tutto sommato siamo in orario; ci contiamo dopo aver fatto varie tappe per raccogliere anche coloro che non sono verbanesi e siamo in 12, un buon numero che non dovrebbe creare intoppi nella salita. Ci distribuiamo tra le varie macchine e partiamo. Il viaggio di andata scorre piacevolmente e alle 9,15 siamo nel parcheggio adiacente alla partenza della funivia che ci porterà in quota. Alla stazione di arrivo Cecilia ci comunica che farà una passeggiata nei dintorni senza partecipare all’ascensione, siamo quindi in 11. Senza perdere tempo cominciamo a camminare ed in breve giungiamo al laghetto del Mucrone. Qui il sentiero si inerpica sulla montagna e la fila dei partecipanti si snoda lungo di esso. Segue un lungo traverso su sentiero erboso abbastanza ripido ed inclinato, per fortuna attrezzato di corde fisse cui attaccarsi. Nel frattempo purtroppo sale la nebbia che ci accompagnerà per tutta la tratta in salita impedendoci così di godere la vista delle montagne circostanti che dovrebbe essere molto bella (così ci dicono).
Arrivati all’attacco della ferrata, il gruppo sale compatto senza particolari problemi: la via è di media difficoltà e non ci sono passaggi troppo esposti, anche se lo stato di manutenzione potrebbe essere migliore. Anche Edi, alla sua prima esperienza di ferrata se la cava benissimo. Giungiamo alla fine della ferrata alle 13,30 e qualcuno, assalito dai morsi della fame comincia ad addentare un panino; Enrico però ci richiama all’ordine e ci chiede di pazientare ancora per un quarto d’ora in modo da arrivare in vetta. A malincuore, anche perché un po’ stanchi, riprendiamo a salire e finalmente siamo in cima. Troviamo ad attenderci un bel monumento eretto questa estate a ricordo dei 150 anni del CAI; anche il monte Mucrone infatti era tra le 150 cime da conquistare, una per ogni anno del sodalizio. A questo punto tutti si danno da fare per mettere qualcosa sotto i denti, mentre la nebbia non ha nessuna intenzione di diradarsi.
Dopo esserci rifocillati (più o meno), si prende il sentiero di discesa che passa vicino alla vecchia stazione di arrivo del secondo tronco di funivia, ormai dismesso, e torna al punto di partenza. Ci si ferma a riposare sulle rive del lago e qualcuno ne approfitta per mettere i piedi a mollo. Alle 16,00 però ci muoviamo, ritroviamo Cecilia un po’ infreddolita, e torniamo alla funivia che ci riporta a valle. Ci si cambia, si mettono ai piedi calzature più comode (che sollievo!) e, guidati da Niccolò che si rivela un ottimo cicerone, andiamo a visitare il santuario, i presepi provenienti da tutto il mondo custoditi nella cripta, l’antica chiesa che contiene la famosa Madonna nera e passeggiamo tra le grandiose costruzioni che fanno parte del complesso monastico del santuario. Ci meritiamo a questo punto una sosta al bar, dove brindiamo (quasi tutti con cappuccino, solo io ed Enrico siamo più trasgressivi e ci concediamo una “birretta”), alla bella giornata trascorsa e alle future gite che ci attendono.