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La riscoperta dei luoghi di passaggio, incontro o scontro, interscambio, che per secoli sono stati teatro degli eventi storici vissuti dalle popolazioni alpine, avviata con successo in passato, è proseguita, domenica 7 agosto, con la traversata da Macugnaga a Carcoforo.
I proponenti l’escursione, Lucia e Franco, anche questa volta hanno centrato l’obiettivo. La meta prescelta, il Passo della Bottigia, meno noto e frequentato di altri contigui, è stata ritenuta invitante e interessante da un così cospicuo numero di soci, provenienti dall’Ossola, dal Cusio, dall’Alto e dal Basso Novarese, da potersi configurare quasi come raduno interprovinciale. Le condizioni climatiche ideali, con sole luminoso, cielo terso e gradevole ventilazione, hanno offerto a tutti i partecipanti, impegnati in una salita non banale, il massimo confort.
Durante l’avvicinamento al punto di partenza, a circa metà della Valle Anzasca, è apparso il Monte Rosa, che in questo tempo estivo, dismesso l’abito scintillante e sinuoso dell’inverno, mostra gli inequivocabili segni del suo malessere. Vedendo la sua struttura ossuta e rugosa, messa a nudo da risicati straccetti di neve, ci si sente stringere il cuore e ci si rattrista come per la sofferenza di una persona cara.

CAI Verbano - Da Macugnaga a Carcoforo per il Colle della Bottigia: al Lago delle Fate in Val Quarazza CAI Verbano - Da Macugnaga a Carcoforo per il Colle della Bottigia: all'Alpe Schena della Piana

Non appena l’escursione prende avvio, sulla strada sterrata verso il Lago delle Fate, è tutto un turbinare di magliette multicolori: farfalle in volo tra le corolle nel pieno della fioritura.
Attraversato il ponticello e imboccato il sentiero alla destra orografica del rio Quarazzola, la comitiva dei solerti camminatori, in fila ordinata, si immerge nella fiera del verde. Il versante della montagna, ombreggiato e irrorato dall’acqua in questo punto copiosa, è un mosaico di tonalità includenti il verde cupo degli abeti e quello più tenue dei larici, il verde delicato delle ranuncolacee e quello sfacciato delle speronelle, il verde brillante delle foglie imperlate di rugiada e quello ramato delle fronde avvizzite …
L’arrivo alla Piana, preannunciato da nugoli di mosche e da odor di letame, prima ancora che dal suono dei campanacci e dai muggiti, gratifica gli occhi per il paesaggio che tutto attorno si dispiega a ventaglio, con alpeggi romiti, cascate e cascatelle esuberanti, contrafforti sinuosi o dentellati e per una linea di demarcazione tra cielo e terra che si nobilita e diventa corona sul capo del nostro Quattromila.

CAI Verbano - Da Macugnaga a Carcoforo per il Colle della Bottigia: sul Colle con il Monte Rosa sullo sfondo CAI Verbano - Da Macugnaga a Carcoforo per il Colle della Bottigia: la discesa dal Colle verso Carcoforo

La salita prosegue su traversi in falsopiano, scalette e tornantini fino all’Alpe Schena, non più adibito a pascolo e dunque infestato da piante pioniere, che complicano a Franco e a Renato la ricerca della traccia di passaggio sicura. La vista dell’intaglio sommitale orienta il cammino e rianima gli spiriti, messi alla prova dall’erta salita su scabra pietraia, cosicché un ultimo sforzo finale porta tutti al Passo. Qui c’è movimento: gente che sale e gente che scende, prevalentemente dal versante Valsesiano, gente che si dà all’arrampicata cimentandosi con la nuova via ferrata verso il Pizzo Montevecchio, gente impaziente di liberarsi dello zaino e di stendersi a terra. Ma dove, visto che ci troviamo su un tappeto di candide e delicate pratoline?

CAI Verbano - Da Macugnaga a Carcoforo per il Colle della Bottigia: il Rifugio Massero CAI Verbano - Da Macugnaga a Carcoforo per il Colle della Bottigia: Carcoforo

Dopo le felicitazioni reciproche, la pausa ristoratrice, la foto di rito, bisogna affrontare la discesa in un ambiente totalmente diverso da quello di salita. Camminando su un largo sentiero a gradoni regolari e ben squadrati, saltellando tra fenditure di roccia bruna o rossastra, lasciandosi scivolare sui massi ciclopici levigati dell’era glaciale, tra macchie di eriofori nelle conche acquitrinose e rododendri sfioriti nei pascoli, perdere quota è un gioco.  In men che non si dica raggiungiamo il Rifugio Alpe Massero, luogo di ristoro anche per la presenza di una zampillante fontana che disseta, rinfresca, rigenera gli escursionisti accaldati. A questo punto, rotte le righe, è difficile ripristinare l’ordine, quindi ciascuno con il proprio passo, da solo, in coppia, in gruppo, sulla comoda mulattiera tra i prati e nel bosco arriva a fondovalle. Carcoforo ci accoglie con il suo aguzzo campanile dominante sui tetti di piode, con le baite di legno e sasso foggiate alla maniera del primi insediamenti, con le case affrescate e l’alberghetto dei “signori villeggianti”, con i fiori sui balconi e i meli negli orti, con l’animazione del passeggio pomeridiano. E anche noi, come i romantici viaggiatori dell’Ottocento, restiamo ammaliati da questo piccolo mondo antico a due passi da casa.

Maria

Le foto dell'escursione