Domenica 29 gennaio, con la presenza del Presidente in veste di guida, ha preso avvio il piano delle escursioni in calendario nel corrente anno, con il classico e collaudato itinerario “I sette campanili”. Numero simbolico, come ben sa chi vi ha partecipato, dato che a voler essere precisi, cammin facendo, di campanili se ne potrebbero contare alcune decine!
E’ il solito percorso ad anello attorno al monte Rosso, con sconfinamenti nei paesi limitrofi, finalizzato alla ricognizione dell’entroterra verbanese. Già a Suna, località da cui si parte, si offrono agli occhi dei partecipanti scorci suggestivi, angoli di quel piccolo mondo appena dietro l’angolo, che abitualmente passa inosservato: la grazia civettuola di una piazzetta, la linearità geometrica di una viuzza a scalini, un salice che lambisce l’acqua del lago ancora ovattato dalla bruma mattutina quando già la neve sulle montagne si tinge di luce rosata e brilla al sole.
Salendo dolcemente lungo la antica strada di collegamento a Cavandone, lo stupore aumenta. Il particolare microclima favorisce lo sviluppo di una vegetazione, “viti, lauri e olivi” secondo la testimonianza del 1600 di Fra Paolo Moriggia, inusuale nella fascia subalpina, con i sempreverdi, i palmizi, gli arbusti in procinto di fiorire a fare ala al nostro passaggio. Si raggiungere Bieno, il paese delle Madonne, in primis quella di Re, ma, a giudicare dal numero di chiesette, oratori, cappelle, edicole, affreschi sui muri delle case, effigie ai crocevia, molte altre, oggetto di venerazione e di devoto omaggio, in cambio di celeste protezione dalle sventure e dalle calamità. Un repentino cambio di paesaggio preannuncia l’avvicinamento alla Val Grande. Accompagnati dal rumore della neve che scricchiola sotto i pedi, lungo la mulattiera serpeggiante tra i castagni, arriviamo a Rovegro, villaggio rurale di antica tradizione boschiva e, oltrepassato il famoso Ponte Romano, a Cossogno, paese” terrazzato” in modo da assicurare ad ogni casa una congrua razione di soleggiamento. L’ultimo tratto di percorso reimmette in territorio verbanese. Si discende ad Unchio lungo la storica Via Crucis, si costeggia il torrente San Bernardino, si arriva a Renco e si raggiunge, dopo una camminata di tutto rispetto, oltre la Chiesa di Madonna di Campagna, il punto di partenza.
La nutrita partecipazione, ben settanta persone, tra soci e simpatizzanti, indigeni e provenienti da località non proprio vicine, conferma il successo dell’iniziativa, sempre uguale, eppur diversa per un qualcosa che ogni anno la rende speciale.
Questa volta è stata preziosa la consulenza di Guido Canetta, conoscitore della storia locale, che ha integrato la fruizione estetica dei luoghi visitati, con la citazione di testimonianze, leggende, tradizioni e … facezie. Le soste si sono trasformate in momenti di approfondimento culturale, riguardanti sia la storia ufficiale ricostruita a partire dai documenti scritti e sia quella rintracciabile nei valori, nelle regole di vita, nel lavoro, nelle invenzioni della gente di montagna. Interessante è stata anche la visita all’uliveto di Cavandone, encomiabile esempio di imprenditorialità domestica.
Il periodo in cui tradizionalmente si effettua sembra essere di per sé un incentivo alla partecipazione. A ridosso dei cosiddetti “giorni della merla”, molti fremono, impazienti di uscire dal letargo invernale per trovare nei cespi di primule in fiore, nei grappoli di mimosa che incominciano a imbiondire, nelle gemme turgide sui rami, nel trillo degli uccelli, nel profumo dell’erba nuova i segni di una primavera ormai alle porte.
In ogni escursione, a prescindere dalla meta e dalle caratteristiche del percorso, è stimolante l’incontro di persone note o sconosciute che si prefiggono di trascorrere un giorno in compagnia, ma in occasione de “I sette campanili” sperimentare ogni volta, all’ingresso in Rovegro, la fedele e generosa accoglienza di Rachele e Dario è quasi commovente.
L’atmosfera di festosa convivialità accompagna il pranzo al Circolo di Cossogno e non si dissolve neppure al momento del commiato, quando ci si lascia con una promessa:
- Alla prossima!
Maria B.