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L’escursione di domenica 12 maggio è stata un bell’esempio di amicizia e di unità della grande famiglia del CAI. Infatti, oltre ai soci delle sezioni promotrici dell’escursione, Verbano, Macugnaga e Pallanza, hanno partecipato gli amici delle sezioni di Stresa, Gozzano e Borgomanero, in totale 28 persone, fra le quali alcune volontarie e volontari della comune iniziativa di escursionismo adattato.
Dopo aver compattato le auto in Piazzale Flaim a Intra siamo partiti alle 7.45 ed abbiamo raggiunto Cannobio, dove ci aspettava la nostra guida, socio del CAI Verbano, Giuseppe Dellamora. Alle 8.30 ca siamo arrivati al parcheggio della frazione di Sant’Agata (473 m slm) e, dopo una breve spiegazione del programma e visitata la Chiesa, alle 8.45 ca, disposti in ordinata fila abbiamo iniziato la salita.

CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: il gruppo escursionisti alla partenza CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: alla Cappella di San Luca

Il sentiero attraversa prima il borgo di Sant’Agata e ripidamente sale nel bosco fino all’oratorio di San Luca. Qui il gruppo si è fermato per una prima sosta ristoratrice. Dall’Oratorio il percorso prosegue a tratti su mulattiera e buona parte su un bel sentiero ripido prima fra boschi di castagni, ruderi di antichi terrazzamenti, poi abeti rossi e successivamente betulle, fino ad arrivare al bel prato dell’Alpe Marcalone (860 m slm), dove sorge un Agriturismo e alcune “baite”, ormai belle case private. Profumatissimi narcisi selvatici, bottoni d’oro, violette e il rigoglioso verde del prato fanno da contorno alla nostra pausa.

CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: a Marcalone CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: la coda degli escursionisti poco sotto la vetta del Giove

Lasciato l’alpeggio il sentiero sale ripido in una bella pineta fino a raggiungere la vetta del Monte Giove (1298 m slm) che raggiungiamo a mezzogiorno circa. Dalla croce il panorama, nonostante le nubi, è maestoso a 360° sul Lago Maggiore: piana di Magadino, Locarno, Bellinzona, Brissago e le sue isole, Cannobio. Immaginiamo le vette svizzere, intravvediamo il Limidario, ammiriamo il verde rigoglioso della Valle Cannobina, i paesi e alpeggi sparsi, in lontananza riconosciamo “casa” il monte Toden, la “Forcoletta”, la Marona, Pian Vadaa e, dietro i nuvoloni, immaginiamo il monte Zeda (quanta neve ancora lassù).
Tutti scattano foto e selfie, qualcuno con lo scopo di iniziare la raccolta dell’iniziativa “12 cime in 12 mesi” promossa dal CAI Pallanza.

CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: dalla vetta il Lago Maggiore verso nord CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: dalla vetta il Lago Maggiore verso sud

Giuseppe col suo fischietto giallo ci richiama all’ordine, dispiega la cartina e ci fornisce alcune interessanti notizie. La Valle Cannobina è frutto di discioglimento, relativamente recente, di un grande ghiacciaio, popolata fin dall’antichità dai valligiani provenienti da Cannobio che caricavano gli alpeggi con migliaia di capi di bestiame (ovini, caprini, bovini). Diverse le colture disseminate sui terrazzamenti faticosamente creati sui ripidi costoni. castagneti, viti, canapa e segale. Nei paesi della valle erano presenti mulini, frantoi e torchi per la produzione di farina, olio di noci e vino.
Poi dal dopoguerra, lo spopolamento e l’abbandono.

CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: foto di rito sulla vetta CAI Verbano: Da Sant´Agata al Monte Giove: alla baita degli Zabò

Scendiamo per il ripido sentiero sul versante opposto fino a raggiungere l’ampia radura dell’alpeggio di Rombiago (1167 m slm), dove il gruppo Zabò, proprietario di un bel rustico ristrutturato, ha lasciato gentilmente le chiavi a Giuseppe, consentendoci di fare una comoda e gradevole sosta pranzo accomodati, chi intorno tavolo esterno, chi sui muretti intorno e chi direttamente seduto sul bel prato verde. Il pranzo al sacco è terminato con buon caffè, qualche dolce e limoncello offerto da Giuseppe. Nel bosco sottostante un branco di asini bruca i prati ed il sottobosco (sorridiamo per qualche esemplare che raglia rumorosamente): ci spiegherà un alpigiano che si tratta di circa 100 asini di proprietà di un’azienda del cuneese che ha stipulato un accordo con i proprietari dei terreni per caricare l’alpe ai fini di tenere puliti i prati.
Di malavoglia, poco prima delle 14, lasciamo questo luogo tranquillo, intraprendendo la discesa dal sentiero denominato “la scalascia”: una scalinata ripida, assicurata da una cordina d’acciaio, lungo uno stretto vallone, ci porta rapidamente verso l’Alpe Marcalone, dove ci riposiamo nuovamente, godendo di una gradevole aria fresca per un quarto d’ora. Da Marcalone a Sant’Agata la fila di amici, in silenzio, si concentra per la ripida discesa, come sempre la discesa appare lunga, poi, d’improvviso ecco i tetti del paese, le campane della chiesa ci accolgono con 4 rintocchi: sono le 16 e la nostra escursione termina sul piazzale della chiesa con una maestosa vista sul lago e sulla sottostante cittadina di Cannobio.
Raggiungiamo il parcheggio, salutiamo gli amici del CAI Borgomanero e Gozzano, che partono subito, mentre il resto del gruppo si fermerà a Cannobio per una rinfrescante birra, salutandosi poi calorosamente.
Un sentito grazie al socio Giuseppe Dellamora che ci ha accompagnati in questa interessante escursione, grazie per le informazioni e le brochures, grazie per aver contattato il gruppo Zabò e per il limoncello.
Ringraziamo il gruppo Zabò per la disponibilità della loro bella baita.
Grazie agli amici del CAI Macugnaga e del CAI Pallanza per aver condiviso l’organizzazione di questa escursione e a tutti i partecipanti per la bella compagnia.
Speriamo di trovarci numerosi alle prossime iniziative.

Cristina

Le foto dell'escursione