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La traversata da Rovegro a Re, per la Bocchetta di Terza, non rientra tra gli itinerari escursionistici. E’ l’immersione in una natura, tornata ad essere, dopo anni di intenso sfruttamento, primitiva, austera, incontaminata. E’ un tuffo nel passato, dal quale si possono recuperare vissuti e vicende destinate all’oblio.
La nostra traversata da Rovegro a Re è stata anche molto altro, un crogiuolo di imprevedibili e particolarissime esperienze.
Coi siamo trovati a Rovegro in una quindicina di persone. Le presentazioni, di solito un atto formale, sono state indispensabili, data la eterogenea provenienza dei partecipanti, qualcuno iscritto addirittura a sezioni CAI di altra regione. Fin da subito è stato palese il divario di età tra i presenti, comprensivo di giovincelli e di anta.. anta ... anta.
Giove Pluvio, dopo una nottata di ira funesta, si era placato; il cielo incominciava a rasserenarsi e un solicello, ancora dietro le quinte, a tratti gettava deboli raggi sulle montagne, visitate da un autunno brumoso, in abito dismesso, con toppe di bruno, verdastro e giallo stinto.
Franco, l’accompagnatore, noto per la sua enciclopedica conoscenza del nostro territorio, ha dato un saggio anche delle sue competenze didattiche, fornendo spiegazioni sugli interventi messi in atto dalla gente della Val Grande per “addomesticare” talune zone selvagge e inospitali, per contendere alle rocce un fazzoletto di prato, una vigna, un campicello di segale e per cavare dalla terra, con il disboscamento e la produzione del carbone vegetale, risorse di sussistenza.

CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: il Ponte "Romano" sul San Bernardino tra Rovegro e Cossogno CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: all'Oratorio di Inoca

Il transito sul famoso Ponte Romano ha fatto emergere il fattore che avrebbe condizionato e forse complicato l’escursione: un eccesso di acqua. In questo, il primo di una serie di grandi e piccoli orridi, la corrente vertiginosa del San Bernardino, polverizzata dall’urto contro le rocce in miriadi di schizzi bianchi, mugghiava sotto i nostri piedi con un fragore cupo e inquietante. Come non andare con il pensiero a poco tempo addietro, quando i torrenti inerti e muti languivano per l’arsura?
La sosta culturale al Santuario poco distante dall’abitato di Cossogno ha sollecitato una riflessione su come la traduzione in italiano dei toponimi locali abbia snaturato i luoghi stessi, la loro identità, la loro storia. In questo caso parrebbe che la Madonna, posta accanto al lazzaretto come consolatrice dei malati e dispensatrice di guarigioni, nel corso dei secoli abbia perso la consapevolezza del suo ruolo e, metaforicamente parlando, sia andata … Inoca!
Lungo la mulattiera che costeggia torrente abbiamo incontrato una serie di cappellette, talvolta in uno stato di conservazione precario, espressione della religiosità semplice e ingenua di chi invoca protezione, per sé, per la famiglia, per la casa.
A Ponte Casletto, oltrepassata in alcuni punti la strada asfaltata, abbiamo imboccato un sentiero orientato verso Cicogna. Il paese, una manciata di case esposte al sole sul costone che scende dalla Cima Sasso, la chiesa, le viuzze lastricate, vanta un efficiente punto - ristoro, all’unanimità considerato ideale per la sosta del pranzo. Qui un’escursionista ci ha lasciato, ma qualcun altro si è aggiunto. Marco e Marcello hanno completato lo staff degli accompagnatori con la messa in campo delle loro competenze decisionali, organizzative, contabili; Paola ha rimpolpato la consistenza della quota rosa nel gruppo.

CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: l'acqua del canale tra Ponte Casletto e Rovegro straripa dopo le forti piogge degli ultimi giorni  CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: sul sentiero a Ponte Casletto

Siamo ripartiti in rilassante progressione lungo il comodo sentiero pavimentato da lastroni di pietra; il contesto ora più ampio e aperto invita ad andare oltre, verso Pian Cavallone e la Marona. Il rio Pogallo in piena ha offerto squarci di inusitata bellezza: cascate in caduta libera o a balzi, scivoli di scorrimento, giochi d’acqua con spruzzi, serpentine, mulinelli, pozze dalla trasparenza cristallina o di un cromatismo variegato, creato dalle tonalità del verde e del blu, a seconda della luce, della profondità, del manto erboso lungo le rive. Lo scrosciare dell’acqua ha continuato ad essere una piacevole musica, fino a quando ci è toccato fare i conti con un aspetto della Val Pogallo non considerato prima: l’imprevisto. Ai lati del sentiero i rivoli di scolo dell’acqua, di solito asciutti, si erano trasformati in torrentelli turbolenti da superare con un minimo equilibrismo, ma con un collettivo pediluvio fuori programma. Ancora una volta la sosta a Pogallo è stata gradevole per i suoi molteplici centri di interesse: le testimonianze di un passato più lontano e prestigioso grazie allo sfruttamento dei boschi e alla nascente imprenditorialità, di un passato più recente rintracciabile nel sacrario commemorativo dell’eccidio di giovani partigiani, di un presente impegnato nel consolidamento della democrazia e della libertà con l’ iniziativa dei Sentieri della memoria Chiovini e Binda.

CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: il gruppo escursionisti a Pogallo CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: ponte verso Pian di Boit

La previsione di ulteriori difficoltà connesse con l’esigenza di guadare il rio Pogallo, ha indotto i nostri accompagnatori a scegliere, in alternativa a quello più frequentato, un tragitto alternativo alto sopra il torrente, che si è innestato in quello originale a Prea di qua. Grazie ad alcuni ponticelli in legno e senza ulteriori ostacoli abbiamo raggiunto la radura boschiva antistante la conca prativa di Pian di Boit. Stavano calando le ombre della sera, l’aria si era fatta più pungente e leggeri brividi attraversavano le nostre membra, intorpidite dal cammino e dal peso degli zaini, quando vistosi pennacchi ci hanno fatto pregustare la gioia dell’arrivo a destinazione.
Abbiamo preso posto nei locali del bivacco, gentilmente messo a disposizione dalla Cooperativa Val Grande, dove la socievolezza e la collaborazione tra i membri del gruppo si sono concretizzati in un sinergico lavoro d’equipe. Uno va procura la legna e uno la sega; uno spazza e uno asciuga il pavimento, uno accende la stufa e uno cucina …
All’ora X, meraviglia! Tutti eravamo seduti attorno al grande tavolo con un piatto (uno per cominciare) di pasta al ragù di funghi, sui taglieri salumi, formaggi e altre amene sfiziosità, frutti e dolci. Una cenetta raffinata e romantica nell’atmosfera del tempo che fu, al tenue chiarore della lampada e al lume di candela. Per finire in bellezza un qualificato servizio di mescita - bevande per astemi, propedeutiche al buon sonno.
Fuori, dalla luna piovevano raggi d’argento e il velluto nero del cielo era un mare di stelle.
Come in un dipinto di Piero Della Francesca, il biancore del nuovo giorno ha dato forma ai dormienti, adagiati a terra e avvolti nei loro panneggi. Subito dopo il bivacco si è risvegliato ed è tornato ad essere un alveare di operosità in preparazione della ripartenza.

CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: Pian di Boit CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: pronti a ripartire da Pian di Boit verso la Bocchetta di Terza

Con un occhio alle Marsicce, uno al Torrione e uno al cinghialotto di passaggio tra le felci di Pian di Boit, abbiamo ripreso il cammino per affrontare subito la prima prova: un torrente da guadare. Le pietre collocate per agevolare l’attraversamento sono sommerse dall’acqua. Mentre Franco, Marco e Marcello si stanno consultando, qualcuno osa: leva gli scarponi e un batter d’occhio dalla sponda opposta guarda noi in affanno. L’esempio è contagioso - si dice- E così è.
Dopo l’avventura, la risalita degli erti tornantini tappezzati da una moquette di foglie sbriciolate dalla pioggia in direzione di Terza è stata un piacevole intermezzo. In breve il bosco leggiadro, con alberi maestosi, fronzuti, possenti, si è diradato e nel prato rinsecchito sono affiorati i ruderi dell’Alpe Terza. Poco oltre le casere, una traccia in salita tra roccette affioranti ed erba magra ci ha portati a un terrazzino affacciato sul mondo: all’orizzonte i Quattromila delle Alpi Centrali; alle spalle i monti del Verbano e della Cannobina fino ai margini della Riserva integrale; davanti i modesti rilievi del Cusio, i Laghi, la pianura; sopra un azzurro purissimo solcato dalle fantasiose evoluzioni di due rapaci.
Alla Bocchetta di Terza, la felicità del gruppo è all’apice e ciascuno sceglie un posto, il migliore per godere delle suggestioni che questo angolo di paradiso regala nelle giornate di assoluto bel tempo.

CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: la Val Pogallo e in lontananza i laghi Maggiore e Orta dalla Bocchetta di Terza CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: il Torrione e le creste del Sentiero Bove

I cartelli indicatori, inflessibili nell’indicare le ore di marcia che mancano al raggiungimento della meta, costringono anche i recalcitranti a rimettere lo zaino in spalla. La discesa verso Finero, da subito ha mostrata le sue peculiarità: austero, incupita dalle aguzze Guglie di Terza, con pietraie e macereti fino al raggiungimento del centro della Valle e ai ruderi dell’Alpe Viccio. Su questo versante le conseguenze devastanti dell’azione degli agenti atmosferici su un territorio abbandonato all’incuria sono molto evidenti. Ci siamo imbattuti in resti di slavine, smottamenti, sentieri ridotti a vie di scolo delle acque, alberi divelti che ostruiscono il passaggio. Finalmente il bosco, luogo magico, privilegiato per l’ambientazione delle fiabe, indelebilmente impresso nell’immaginario di bambini e adulti, luogo insidioso dove è facile perdersi, imbattersi in personaggi cattivi, finire nell’antro della strega, che realmente appare davanti a noi! Siamo arrivati alla Balma del Pra bisaa.

CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: la balma del pra dal bisaà CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: il gruppo all'Oratorio della Madonna del Sasso a Finero

Il sentiero indurrebbe a proseguire verso Finero, ma la mappatura mentale del territorio ha consigliato un cambio di rotta, non segnalato e a stento individuabile nella dirompente boscaglia.
Un lungo traverso in saliscendi apparentemente banale, ma da percorrere con attenzione per la presenza di vari e scivolosi ruscelli, ci ha reintrodotti nel mondo antropizzato degli alpeggi popolati, e dall’alto abbiamo abbracciato con lo sguardo il grazioso villaggio di Provola.
Usufruendo di una breve sosta, è stato possibile visitare l’Oratorio del Sasso, eretto su una rupe, dalla semplice struttura alpina, con le pareti imbiancate a calce che contrastano con il grigio scuro delle piode sul tetto.
A Pian dei Sali, oasi naturale di biotipo umido, con i piccoli stagni all’ombra delle conifere e la curiosa meridiana umana, abbiamo respirato l’ultima boccata di puro ossigeno, prima di rientrare nel mondo del traffico, dei rumori, degli affollamenti, delle comodità. A Re la traversata si è conclusa e davanti alla storica Basilica ne abbiamo festeggiato il lieto esito.

CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: verso il Santuario della Madonna del Sangue di Re CAI Verbano - Da Rovegro a Re attraverso la Bocchetta di Terza: a Re in attesa della partenza della "Vigezzina" per Domodossola

Sul treno della Vigezzina è avvenuta la metamorfosi; dismessi gli abiti del viandante, ci siamo trasformati in turisti della domenica, a spasso in riposante relax.
A Domodossola il gruppo si è sciolto e ognuno ha preso la sua via verso casa.
I saluti e gli abbracci, di rito dopo ogni escursione, accompagnati dall’inevitabile appuntamento “Alla prossima!” in questa occasione hanno avuto il valore di una promessa. Non ci conoscevamo, siamo stati bene insieme, potremmo diventare amici, perché non ritrovarci ancora?
Siccome non si fanno conti senza l’oste, o meglio senza gli osti Franco, Marcello, Marco, ai quali esprimiamo immensa gratitudine per aver pensato, programmato, preparato, messo in atto e felicemente portato a termine un compito tanto complesso quanto gravoso, a loro rivolgiamo la fatidica domanda: - L’anno prossimo potremo di nuovo contare su di voi?

Maria B.

Le foto dell'escursione