Anche quest'anno siamo arrivati all'ultima escursione del programma della nostra Sezione e come sempre abbiamo chiuso in bellezza con la classica gita in alta Valle Intrasca, un percorso attraverso gli alpeggi: i "Curt" di Scareno.
Un giro tra i numerosi nuclei di baite, alcune ristrutturate e frequentate ed altre, tante, abbandonate, dimenticate dal tempo, smarrite nel bosco.
Siamo partiti da Scareno, in trenta di più Sezioni CAI. Condotti da Franco e Marta, ci siamo addentrati, con continui saliscendi, nella valle del San Giovanni in direzione del ponte del Dragone; una prima breve sosta alla cappelletta di Leng (Alpe Leigio).
Al ponte del Dragone, che attraversa il ramo di torrente nato dalla confluenza del Rio della Gula con il Rio Scogno, la classica foto di rito prima di iniziare la salita verso l'Alpe Piaggia. Il nome del ponte non ha origine ben definite (qui per chi vuol leggere a proposito), ma è il simbolo dell'Associazione "Il Dragone di Piaggia".
Saliamo a Piaggia su continui tornanti in antichi boschi di castagno, l'albero del pane, un tempo risorsa preziosa per il difficile e povero sostentamento degli alpigiani. Prima di una cappelletta il bivio col sentiero che scende al ponte di Usciago Fondo sul San Giovanni in direzione di Intragna.
A Piaggia abbiamo potuto visitare il bell'Oratorio della Madonna del Rosario e sul prato antistante l'amico Guido, socio e ricercatore storico, ci ha intrattenuto raccontandoci aneddoti tratti dalla sua ricerca "Un secolo di ... Piaggia" (qui per chi vuol leggere a proposito).
Due gentilissimi proprietari di una baita, con la consueta cordiale accoglienza riservata ai visitatori, hanno preparato e offerto a tutti noi un gradito caffè, accompagnato anche da un'apprezzata correzione.
Terminata la piacevole sosta abbiamo ripreso il cammino in graduale salita verso Buarun Süta (Corte Bavarone di sotto). Dopo Ôr di Casè la faggeta ha preso il posto del bosco di castagno e alla nostra destra, poco sotto nella valle, l'antico nucleo di Scögn (Scogno), abbandonato e invaso dalla vegetazione. E' stato forse questo il corte con il più esteso gruppo di baite della zona, posto su un dosso prativo e soleggiato in mezzo alla valle, ora dimenticato anche dal passaggio degli escursionisti che si muovono sul sentiero più in alto; è un luogo carico di magia, forse ora frequentato solo dagli spiriti degli antichi alpigiani, o almeno così me lo immagino.
Una ripida discesa ci porta ad attraversare il guado del Rio Scogno a valle dei resti del ponte spazzato via dalla valanga.
Una breve salita, e dopo essere passati accanto ad un baitino, vecchia casera, sotto un faggio isolato, eccoci a Buarun Süta. Dai ruderi di un muro, giù nella valle, ecco ancora Scögn.
Abbandoniamo il percorso che sale a Buarun Züra (Corte Bavarone di sopra) e a Passo Folungo, ed eccoci sull'altro versante; un lungo traverso ed ancora lì, in basso a destra, in un'altra prospettiva, Scögn, seducente ombelico della valle.
Passiamo dai ruderi del Curtasc (Cortaccio), poi Curt di Ferii, ed eccoci alla Gesola, la Cappelletta dei fulmini nei pratoni di Biogna. "Salvaci o Maria dai fulmini e le tempeste" è scritto dietro l'altare, le pareti sono cariche di ex-voto. Dal prato antistante si gode uno stupendo panorama sulla Valle Intrasca, lontano il Lago Maggiore.
Sosta pranzo e foto di gruppo. Inesauribile, Guido ci racconta la storia della zacarìna (saccarina) scoperta celata nella bògia della farina e della finta fucilazione del Borella e del Francioli da parte della Milizia a Curt Pavèl (Corte Pavello) nel febbraio del '45.
Si riparte. Il sentiero scende al grande Curt di Scagnàl, anch'esso abbandonato e in rovina, e destreggiandoci su un ininterrotto tappeto di foglie di castagno arriviamo al Ponte della Gula sul rio omonimo. Un ponte singolare: tra le due arcate, per pilone portante centrale, un masso erratico!
Risaliamo sul versante opposto, qui l'ambiente naturale è completamente diverso, non più castagni, ma un bosco di betulle e noccioli, a significare che un tempo vi erano ampie distese di prati. In meno di una mezzoretta arriviamo alla grande radura dell'Alpe Sassello.
Con la discesa di ritorno a Scareno affrontiamo l'ultima parte della gita, attraverso i ben tenuti e frequentati alpeggi la Rocca e Ca Rod, in un susseguirsi di cappellette votive.
A Scareno concludiamo con la visita all'Ossario a ricordo dei Caduti della Brigata Alpina "Cesare Battisti" e le parole di fine escursione nella piazzetta antistante la chiesa di San Michele.
Abbiamo camminato per più di 11 km, con un dislivello di 700 m, su un itinerario talvolta esposto sulla valle sottostante, in parte complicato da una gran quantità di foglie e ricci di castagno che nascondevano il sentiero e quindi da affrontare con dovuta attenzione e concentrazione; giusta la difficoltà E/EE assegnata all'escursione dagli organizzatori, che hanno condotto sempre in sicurezza.
I percorsi: R11 - R13a - R13.
Grazie Marta e Franco per questo interessante e stimolante "Giir di Curt", arrivederci al prossimo anno.
Marcello
"Un secolo di ... Piaggia" - Ricerca a cura del socio Guido Canetta