E' stata una settimana speciale quella che il CAI Verbano-Intra ha aiutato a trascorrere, dal 22 al 28 luglio, ai ragazzi del Giovanile del CAI di Frascati.
Dopo una lunga notte passata in treno, il mattino di domenica 22 sono arrivati a Verbania e subito sono stati portati verso la destinazione in Val Formazza.
Lungo il percorso appropriate soste hanno consentito di mostrare alcune importanti particolarità della valle, primi preziosi assaggi turistico - culturali.
A Crodo è stato visitato il Museo Nazionale delle Acque Minerali, unico per quantità di curiosità esposte, tra le quali 12.500 bottiglie e 80.000 etichette provenienti da tutto il mondo, macchinari d'epoca per l'imbottigliamento del rinomato "Oro della Valle Antigorio".
A Uriezzo non poteva mancare una bella passeggiata tra gli "Orridi", profonde incisioni scavate nella roccia dal lunghissimo lavoro di erosione dell'antico sistema di torrenti, e tra le "Marmitte dei Giganti", grandi insenature circolari create dall’azione vorticosa delle correnti torrentizie, ancora molto attive.
Ultima sosta a Ponte di Formazza per la visita alla "Casa Forte", massiccia costruzione che risale al XVI secolo, ora sede di Museo etnografico.
Poco prima dell'arrivo a Riale, la maestosa Cascata del Toce, con l'imponente salto di 143 m e largo 60 m alla base, seconda in Europa per altezza, ha dato al gruppo un fragoroso benvenuto nel pieno della sua portata idrica.
Da Riale è iniziato il percorso escursionistico, il primo in programma: la salita al Rifugio Maria Luisa.
I ragazzi si sono subito ben adattati nel meraviglioso ambiente dell'alta val Formazza, dove la natura dà il meglio di se stessa, esprimendosi nel suo più sfavillante aspetto.
Questi dieci ragazzi e ragazze dai 12 ai 15 anni, escursionisti in erba, forse futuri alpinisti, talora silenziosi ascoltatori del sussurro della montagna, altre volte inesauribili organizzatori di chiacchierate infinite sul tema di Harry Potter, hanno affrontato instancabili, giorno dopo giorno, lunghe camminate su sentieri ed esili tracce, condotti sempre in tutta sicurezza dagli accompagnatori del CAI Verbano-Intra e del CAI Frascati. Ogni tanto qualcuno abbozzava "... ma quanto manca?", riprendendo però subito dopo il cammino.
Incantati si attardavano ad osservare e fotografare le numerose paffute marmotte che immobili si lasciavano avvicinare convinte dapprima di essersi ben mimetizzate, scomparendo poi con un fischio nella vicina tana quando la distanza superava il percepito limite di sicurezza. Stupiti indicavano gli stambecchi che si muovevano agilissimi sulle rocce e sulle creste, anche a piccoli branchi, e che ricambiavano la curiosità degli umani stando ad osservare i loro poco leggeri ed ineleganti movimenti. Commenti sempre di meraviglia. I fiori alpini, in numerosissime specie di piccola foggia, abbagliavano con i loro colori molto intensi.
La prima escursione è stata al lago Nero, facilmente raggiungibile dal Rifugio Maria Luisa, ma che si colloca in una zona aspra e selvaggia a ridosso delle rocce, tra le pendici del Basodino e il Corno Talli, di acque limpidissime, a dispetto del nome. Prima della partenza il nostro responsabile dell'Alpinismo Giovanile ha impartito competenti lezioni di cartografia e orientamento ed ha distribuito carte del tragitto che si andava ad affrontare. Lungo il percorso ai ragazzi è stato chiesto di individuare sulla carta la posizione del momento ottenendo lusinghieri risultati.
Poi, il lungo percorso per raggiungere la Capanna Cristallina, in Svizzera, sulla sella tra la Val Bedretto e la Val Bavona, balcone con vista sul ghiacciaio del Basodino. Alla gita si è aggiunto il nostro giovanissimo Niccolò, non ancora dodicenne, ma escursionista instancabile e già esperto, salito al Maria Luisa la sera prima. L'andata è stata effettuata attraverso il Passo San Giacomo e il Passo di Grandinagia, che appariva, con i suoi 2700 m, nella penombra del primo mattino, lontano, irraggiungibile, una distanza dimostratasi invece, passo dopo passo, più breve del previsto. Da qui i saliscendi verso il lago dei Cavagnöö, dalle acque color smeraldo, inframmezzati da brevi nevai superati in sicurezza con opportune scalinature, corda, longe e moschettone.
Il lago Sfundau, a 2400 m, sotto la Capanna, conteneva ancora piccoli iceberg che forse l'estate non riuscirà a dissolvere. Infine la serata, la rumorosa allegria dei ragazzi, la cena con quasi tre porzioni di pasta a testa, portate dal gestore meravigliato e divertito, che aveva forse poche volte visto ragazzi con una simile gran fame. La sveglia al mattino, gli incitamenti a sbrigarsi, il ritorno in discesa al lago dei Cavagnöö attraversato sul muraglione della diga, poi di nuovo su, percorrendo i prati d'alta quota sopra il lago di Robiei, ennesimo smeraldo tra le montagne. Prima della Bocchetta di Val Maggia, punto più alto del percorso di ritorno, a 2635 m l'incontro con un altro gioiello, il lago dei Matörgn, di un blu intenso, con un bianco nevaio che ne lambisce le acque.
Ed ecco la sospirata Bocchetta di Val Maggia dove finalmente si son potuti addentare i panini, fino allora negati per il sacrosanto principio del "si mangia in cima alla salita, altrimenti poi non ci si muove più ... è permessa solo una barretta!". Dall'alto della bocchetta, la vista del bacino del Toggia, con il lago Castel e i laghi Boden, ha catturato ancora una volta magneticamente lo sguardo. Ben rifocillati, è stato uno scherzo affrontare l'ultimo tratto di percorso della giornata: la discesa verso l'accogliente Rifugio Maria Luisa, per una buona doccia e il meritato di riposo.
Giovedì era programmato il trasferimento al Rifugio Città di Busto, nella Piana dei Camosci, ai piedi del (fu) Ghiacciaio dei Camosci, quindi tutto (... o quasi) negli zaini e via!
Un percorso che ha richiesto diverse ore, attraverso il Passo San Giacomo, la Val Corno - con sosta alla Capanna omonima del Club Alpino Svizzero -, il Passo del Corno dopo aver costeggiato due splendidi laghetti, il lago del Gries con il suo lungo ghiacciaio, il Passo del Gries, la discesa all'Alpe Bättelmatt e la salita finale al rifugio.
Venerdì, l'ultimo giorno, il più impegnativo, ma il più avventuroso: la vetta, il Blinnenhorn o Corno Cieco, m 3374, il più alto della Val Formazza. Corno Cieco perché la sua cima si può vedere solo quando è ormai prossima. Salita escursionistico - alpinistica, semplice, però da affrontare con il dovuto allenamento, risorsa che dopo cinque giorni di camminate non poteva scarseggiare, anche se nel contempo apparivano i primi segni di stanchezza. I ragazzi precedentemente non erano mai saliti così in alto e ne erano entusiasti.
Colazione e partenza poco dopo le sette, con zaino leggero, dal Rifugio Città di Busto verso il Lago dei Sabbioni, un po' di perdita iniziale di quota per poi risalire all'altezza della diga e prima destinazione il Rifugio Claudio e Bruno a m 2710, gestito dai volontari dell'Operazione Mato Grosso. La vista della stupenda Punta d'Arbola e della Punta del Sabbione ci ha fatto compagnia per tutto il percorso. Una breve sosta e di nuovo via, ora la destinazione era la Vetta. 670 m di dislivello tra morene e nevai. La domanda più ricorrente era: "ma dov' è la cima, ma quanto manca" ... quante volte i calcoli con l'altimetro per rispondere alle domande. La curiosità non permetteva però di desistere. Finalmente ad una selletta ecco la cima, ancora 100 m da salire, poi da queste parti più su di così non si può andare. La Punta d'Arbola è là sotto, un po' lontana, ma 150 m più sotto, che soddisfazione! Il panorama a 360° è maestoso, le cime che non si potevano vedere a causa di qualche nuvola venivano immaginate. I ragazzi, raccolti in gruppo sulla cima, dopo essersi sfamati, hanno ripreso in pieno la loro capacità di conversare, con il loro caratteristico accento, con i loro (per noi) inusuali vocaboli: "però, mica scialla 'sta salita!"
Foto di rito e giù, non prima di aver formato una piccola cordata, legando in sicurezza chi si sentiva un poco insicuro per la ripidezza della morena. Ogni nevaio è stato oggetto di divertentissime scivolate, effettuate con i soli scarponi per chi riusciva a restare in equilibrio, con ... insolite parti del corpo per gli altri. Non si sono contati i ruzzoloni, i ragazzi sono riusciti persino ad atterrare la nostra fortissima guida che attonito quasi non riusciva a crederci. Sole, la più giovane, ha contato ogni capitombolo, avrebbe voluto farne 52, numero da lei considerato fortunato. Ogni tanto piovevano palle di neve. Negli occhi un panorama straordinario.
Giunti nuovamente poco sopra il Rifugio Claudio e Bruno, con un ultimo sforzo abbiamo affrontato l'ultima e corta risalita al Rifugio 3A, a 2960 m, sovrastante il (fu) Ghiacciaio dei Camosci, anche questo gestito dai volontari dell'O.M.G. Poi l'ultima discesa, nella profonda forra dell'ex ghiacciaio, dove, in fondo, una stretta lingua di neve ancora resisteva alla calura estiva. Ancora scivolate sul nevaio, fatte con ogni possibile stratagemma; Sole, al 51° capitombolo, mi ha spianato con un'entrata a gamba tesa in stile calcistico.
Ogni segno di stanchezza era ormai scomparso, il Rifugio Città di Busto era lì a pochi passi, dopo una gita fantastica, memorabile, con i ragazzi che si sono divertiti all'inverosimile.
Dopo una settimana incredibilmente ricca di sole ecco il primo temporale, ma tutti sono al coperto.
Sabato, andiamo. E' tempo di migrare. Non scriveva esattamente così d'Annunzio, ma è comunque ora di scendere dai monti. Un'ultima sosta a Baceno, in Valle Antigorio, conclusione culturale della settimana escursionistica, per ammirare la parrocchiale di S.Gaudenzio, del XIII secolo, monumento storico nazionale, chiesa bellissima e straordinariamente affrescata, con il caratteristico e unico pavimento in salita formato da lastroni di serizzo, illustrata ai ragazzi dal disponibilissimo Don Ezio. Alla stazione di Verbania - Fondotoce l'ultimo affettuoso arrivederci.
Grazie Andrea, Bianca, Caterina, Chiara, Erica, Fabrizio, Leonardo, Livia, Marta, Niccolò, Sole, per i giorni pieni di fresca allegria che ci avete regalato. Grazie agli accompagnatori del giovanile di Frascati Donatella e Basilio per l'indispensabile contributo organizzativo e per la piacevolissima compagnia. Grazie a Franco, la nostra guida, coscienzioso oltremisura e conoscitore di ogni anfratto, che si è sobbarcato con responsabilità la conduzione del gruppo, tutelando in modo ineccepibile l'incolumità dei ragazzi. Grazie ai nostri Pierangelo, Gianni, Marcello, Franco, Gloria, Avio per l'impegnata assistenza e collaborazione.