11 e 12 luglio 2009
Da buon escursionista un po' apprensivo ho cominciato a guardare le previsioni del tempo all'inizio della settimana e il responso dell'oracolo era sempre piuttosto negativo: bel tempo sabato e brutto tempo domenica.
Immaginavo già una di quelle gite in cui si sale sotto un sole cocente, ammirando il paesaggio in festa e si va a letto in uno scomodo rifugio, per svegliarsi all'alba dentro le nuvole. Film già visto altre volte che ha come protagonista la delusione mista alla speranza che il cielo si apra per far splendere i ghiacci.
Invece, fortunatamente, non è andata così.
Sabato mattina ultimo sguardo alle previsioni meteorologiche che con mio grande sollievo hanno spostato la perturbazione al pomeriggio di domenica e via; si parte.
Ci ritroviamo a Pallanza con ancora il pranzo sullo stomaco; l'atmosfera è bella e allegra: amici che si abbracciano, gente che si stringe la mano per fare conoscenza, persone che ridono e scherzano. Saliamo in macchina alla volta di Riale, alzo il volume della radio che passa rigoroso rock duro e ci diamo la carica giusta.
A Riale ci sorprende un'aria piacevolmente fresca e dopo i preparativi si inizia a camminare.
Nonostante lo zaino pesantissimo mi guardo attorno gustandomi ogni passo della salita, sul sentiero costellato di fiori e di colori. Ci sono ancora piccoli nevai residui ma i prati sono in festa e l'estate è nel pieno della bellezza.
Formiamo un bel serpentone multicolore, capitanati dall'organizzatore Massimo che procede con il suo passo assassino che soltanto pochi riescono a reggere. Arriviamo quindi alla diga dei Sabbioni che ci accoglie con un ventaccio patagonico che ci fa imbacuccare più o meno tutti. Qualche minuto di sosta per ricompattare il gruppo e si riparte: passiamo sulla diga ammirando il lago e in fondo, ovviamente, l'Arbola. Risaliamo il pendio mentre lo sguardo corre sempre alla bianca e fascinosa cima che l'indomani conquisteremo e, finalmente, quasi a ora di cena, approdiamo numerosi ed affamati al rifugio Claudio e Bruno.
La serata scorre piacevole e a tavola facciamo dei piccoli ma affiatati gruppetti. Gli argomenti sono i classici da rifugio: montagne conquistate, avventure e soprattutto Arbola.
La sveglia mi sorprende stanchissimo. Non riesco quasi mai a dormire incaramellato nel sacco lenzuolo al secondo piano di un letto a castello e questa volta a stare sveglio mi ha dato una mano un freddo australe. Dopo la colazione va subito meglio e mi basta uno sguardo all'Arbola, baciata dal Sole, per tirarmi su di morale ed affrontare la giornata.
La gita comincia in discesa su una bella sassaiola fino a perdere circa 200 metri di quota e finalmente toccare il ghiaccio.
Se c'è una situazione in cui mi sento vivo, felice, realizzato e al posto giusto questa è proprio il l’essere poggiato con i piedini sul freddo manto di un ghiacciaio, guardando e ammirando il bianco candido alzarsi come un lenzuolo culminante in vetta.
Indossiamo i ramponi e formiamo le cordate. Siamo in circa 40 e ci dividiamo in una decina di cordate. A Tino e Carla tocca la sfortuna di doversi portare dietro me, noioso fotografo, e Giada, alla sua prima alpinistica.
Di passettino calmo e regolare cominciamo a prendere quota mentre il lago si abbassa diventando sempre più bello. Disegniamo un bel traverso e ci impenniamo per superare una balza, poi ancora un bel traverso in falsopiano che ci permette di rifiatare e arriva lo strappo micidiale.
Ci alziamo al fianco delle torri del Vannino e l'otturatore continua a scattare, cercando invano di impressionare su un sensore la bellezza ed il fascino del paesaggio.
Si alzano le nuvole dalla Val Vannino regalandoci scorci di autentica poesia mentre i grandi della Svizzera, laggiù in fondo, ci fanno sentire alti e soddisfatti. A tratti ci troviamo nella nebbia e la vetta sembra lontana. Poi la nebbia si dirada e ci accorgiamo ci essere quasi arrivati.
Ancora pochi metri e vediamo la croce; la croce di vetta. Pochi passi e siamo su: numerosi, colorati, contenti, cordiali, amici.
Mani che stringono, commenti di gioia, serenità. L'aria fina regala belle emozioni e predispone gli animi alla fratellanza. Posiamo per la foto di gruppo, numerosissimi. Ce l'abbiamo fatta tutti; ognuno con il proprio passo e le proprie sensazioni, perché penso che in montagna ognuno viva la propria gita, con le proprie difficoltà e le proprie gioie.
Riformiamo le cordate e cominciamo la lunga discesa, che ci porta a costeggiare il lago dei Sabbioni e a scendere in valloni ancora innevati che fanno divertire i più audaci.
Il gruppo si divide, si sparpaglia nella valle per ricompattarsi all’imbocco del sentiero Morasco che scende ripido tra bellissimi fiori e farfalle birichine che scappano appena provo a fotografarle.
A Riale ultimo stop al bar e poi ci salutiamo.
Un grazie a tutte le persone che hanno partecipato a questa bella gita e in particolare a Tino, nostro indomito capocordata, Carla valida seconda e a Giada, nostro battistrada durante la discesa.