Ritrovo sabato 13 nel primissimo pomeriggio in Piazza Flaim a Intra. Il caldo e l'afa formavano una cappa opprimente durante l'attesa che il gruppo si completasse. Una vera tortura, ma poco importava, il pensiero era rivolto all'alpinistica che il CAI Verbano-Intra aveva programmato all'Adula. Tetto del Canton Ticino, di 3402 m, è cima di confine con il Cantone dei Grigioni, conosciuta anche con il nome di Rheinwaldhorn (Corno della foresta del Reno) o, in romancio, Piz Valragn.
Previsioni del tempo ottime per tutto il weekend, bella compagnia, tutto fa sperare per il meglio.
Dopo aver percorso la Statale 34 del lago Maggiore, oltrepassato Locarno e Bellinzona, da Biasca siamo saliti a Campo Blenio nella valle omonima. Qui il gruppo si è ricompattato per poi proseguire verso la diga del lago di Luzzone, dove una galleria che passa all'interno del muraglione permette di passare al di là con le auto. Dalla diga la strada si impenna decisa in direzione del passo Muazz, passando per una seconda stretta galleria dove è richiesta molta attenzione da parte degli autisti delle auto un po' larghe, quindi un breve tratto di sterrato ed eccoci arrivati ... alla partenza. In totale circa 120 km, poco più di 2 ore di macchina.
Abbiamo parcheggiato negli spiazzi prima della sbarra all'accesso della Valle Carassino, poco prima del passo, quindi via a piedi lungo la valle. Superato il passo Muazz a 1700 m e lasciata a destra la piccola diga di Compietto, la Valle Carassino si è aperta in tutta la sua splendida lunghezza; quasi sette chilometri di strada sterrata che con moderata pendenza la percorre fino all'altezza della Cappella del Termine, posta poco sopra la Capanna Adula del Club Alpino Svizzero. Una lunga camminata con cui si guadagnano solo 350 m di dislivello. La valle offre un paesaggio idilliaco con declivi verde intenso, interminabili distese di rododendri in fiore e un torrente gorgogliante carico d'acqua trasparente. Dai pressi della Cappella inizia il sentiero che si inerpica ripido alla Capanna Adula UTOE (Unione Operai Escursionisti Ticinesi), a 2393 m, nostra meta della giornata.
La capanna, nell'occasione quasi al completo, è molto ben gestita dalla gentilissima Sig.ra Lorenza con la collaborazione di alcuni giovani simpatici e cortesi; un rifugio funzionale e accogliente, ben tenuto e pulito.
La buona cena non ha lasciato nessuno affamato, il bis offertoci è stato assai gradito da molti di noi.
Alle 22 tutti a nanna, in previsione della partenza per la vetta alle 6.30 dell'indomani mattina. La camerata è lunga con due piani di cuccette ai lati, pulita e ben organizzata, dotata di morbidi piumoni, sotto i quali, chi più chi meno, ha dormito o comunque ben riposato nell'incredibile totale assenza di concerti notturni.
La mattina di domenica sveglia di buonora, una bella lavata di faccia - l'acqua dei bagni era tenuta appositamente alla temperatura giusta per ridestarti in modo veloce e garantito - e poi la colazione abbondante a self service.
A proposito, non erano ancora le 6 del mattino, quando, scendendo dalla camerata, due bimbi, con papà, mamma e due amici erano già pronti a partire per l'Adula, li avremmo poi raggiunti in alto, sulla bocchetta di comunicazione tra il Vadrecc di Bresciana e il Läntagletscher e rivisti poco dopo sulla cima. Figli d'arte, alpinisti in erba, di certo buone promesse.
Alle 6.30, puntuali come orologi svizzeri, siamo partiti. Il freddo e il vento erano in dose sufficiente da convincerci subito a coprirci per bene, guanti e cappello compresi. Passato un costone roccioso ci siamo trovati a fianco della morena del Vadrecc di Bresciana - che mette in evidenza quanto il ghiacciaio si è ritirato nel tempo - risalendola in cresta per tutta la sua lunghezza. Dopo un salto di rocce e un po' di pietraia abbiamo cominciato a calpestare la neve, che ancora dura portava bene. L'Adula era là, in alto a destra, bella e ardita, vestita di bianco, e ci stava aspettando.
A circa 3000 m, prima del traversone sul ghiacciaio, dopo aver calzato l'attrezzatura, si siamo legati in cordata: Pierantonio con Orietta, Edgarda e Sara, Massimo con Franco, Roberto e Pieranna, Antonio con Marcello, Enzo e Giuseppe, Franco con Maria, Ada e Cesare. Sedici in totale, tutti di gamba buona.
Ancora un po' di vento freddo e finalmente il sole che bacia gli arditi ci ha subito riscaldato.
La traversata sul ghiacciaio è avvenuta senza incontrare difficoltà e crepacci, facendoci alzare gradualmente fino al breve tratto più ripido poco sotto la bocchetta che immette sul Läntagletscher. Da qui ancora 150 m di ripida salita sulla neve stupenda della cresta che si stringeva verso l'alto, ed ecco finalmente la Croce di ferro della vetta, raggiunta alla 9.30 dopo 1000 m di dislivello e tre ore dalla capanna; escursione F/PD.
Che l'Adula fosse una meta ticinese molto ambita ce lo ha confermato il buon numero di cordate incontrate sia lungo il percorso che sulla cima. Dai ghiacciai dell'Adula nasce l'Hinterrhein (Reno posteriore), tributario iniziale insieme al Vorderrhein (Reno anteriore) di uno dei più lunghi fiumi d'Europa.
Cielo azzurro e vista panoramica a 360°, fantastica, tutt'attorno ci cingeva una vastità incredibile di montagne e di valli. Forse non per caso il primo ghiacciaio a sud ovest ha nome Paradiesgletscher!
Non sono mancati i vicendevoli complimenti di rito, le foto ricordo e la compilazione del libro di vetta.
Alle 10 abbiamo ricuperato i bagagli e iniziato la discesa prima che la temperatura si alzasse troppo, lasciando così spazio alle altre cordate in arrivo.
Due ore dopo, alle 12 in punto, eravamo di nuovo alla capanna. Lorenza, accogliente come sempre, dopo essersi informata sull'esito dell'ascensione, ci ha chiesto se avremmo gradito un po' di polenta e ... che abbiamo a dir poco divorato!
Ci siamo anche concessi un po' di relax al sole in attesa di riprendere il lungo cammino di ritorno attraverso la Valle Carassino. Per soddisfare la mia curiosità ho fatto una veloce puntata alla Capanna Adula del CAS, non vista all'andata, anch'essa davvero bella. In due ore abbiamo raggiunto i mezzi, un po' stanchi ma molto soddisfatti.
Prima di salire in macchina, qualche minuto di immersione nell'acqua fredda del vicino riale, ha riportato i piedi fumanti ad una condizione di grazia. Persino le gallerie ci sono sembrate più corte e meno strette.
Poco dopo Campo Blenio non poteva mancare un'ultima sosta per una dissetante birretta (solo bevande analcoliche per gli autisti), per i consueti "arrivederci alla prossima!" e poi prender senza fretta la via verso casa.
Escursione fantastica sotto tutti i punti di vista: condizioni del tempo e della neve, compagnia e accoglienza.
Un caloroso grazie è dovuto a Pierantonio che l'ha proposta e condotta, così come a Massimo, Antonio e Franco impagabili capi cordata.