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Fletschhorn, 1900. Eugenio Gignous

Fletschhorn, 1900. Eugenio Gignous

 

Fletschhorn, 1900. Eugenio Gignous

Un “quattromila” mancato

Non siamo alla perfezione simmetrica del Cervino, ma nella prospettiva scelta da Eugenio Gignous (forse dall’Alpe Bugliaga ?) poco ci manca.   Così è anche nell’immaginario sociale degli alpinisti locali, con la figurazione della catena Weissmies-Lagginhorn-Fletschhorn nelle Alpi Pennine, cime che assurgono a luogo per antonomasia dell’interesse dell’uomo per le montagne, e di quelle della Svizzera in particolare, con le loro “cime splendenti racchiuse da una azzurra lontananza” (Albrecht von Haller, Die Alpen, 1729), inconfondibili simboli dell’idea estetica di montagna. Nella narrazione alpina sappiamo che un posto particolare assume la quota “quattromila”, limite che accomunava per qualche manciata di metri le tre cime penniniche, il cosiddetto trittico del Sempione: Weissmiess 4017m. – Lagginhorn 4010m. – Fletschhorn 4001m.  O meglio, le accomunava fino al 1956, quando a seguito di più precise misurazioni il Fletschhorn è stato ridimensionato “soltanto” a 3993 m.  “Apriti cielo”: da qui un progetto bizzarro – ci raccontava La Stampa nel 1990 - di alzarne la vetta di almeno 7 metri, trasportando con gli elicotteri circa 300 tonnellate di materiale. Fortuna vuole che a seguito anche delle proteste di associazioni ambientali, del CAS, e delle Guide Alpine della zona, il progetto sia stato respinto dalle autorità elvetiche preposte alla valutazione: un “quattromila” in meno nei palmàres da raccontare.

 

Fletschhorn, 1900. Eugenio Gignous

A Mountain Just Short of “Four Thousand Metres” Tall

We are not at the symmetrical perfection of the Matterhorn, but in the perspective chosen by Eugenio Gignous (perhaps from the Bugliaga Alps?), we are close to it. This is also the case in the social imagination of local mountaineers, with the representation of the Weissmies-Lagginhorn-Fletschhorn chain in the Pennine Alps, peaks which become the quintessential place of man's interest in mountains, and those of Switzerland in particular, with their "shining peaks enveloped in a blue distance" (Albrecht von Haller, Die Alpen, 1729), unmistakable symbols of the aesthetic idea of the mountains.

In Alpine storytelling, we know that a special place is reserved for the "four thousand-metre" altitude, a limit that united all three Pennine peaks because each of them reached that limit, surpassing it by just a few metres; these are the mountains of the so-called Simplon range: Weissmiess 4017m. – Lagginhorn 4010m. – Fletschhorn 4001m. Or rather, it united them until 1956 when, following more precise measurements, the Fletschhorn was more accurately measured as being "only" 3993 m. tall. “God forbid!”: hence a bizarre project - La Stampa (Italian newspaper) told us in 1990 - to raise its peak by at least 7 metres, transporting around 300 tonnes of material via helicopters. Luck had it that following protests from environmental associations, the CAS (Extraordinary Hospitality Centres), and the Alpine Guides in the area, the Swiss authorities in charge of the assessment rejected the project: one fewer of the "four thousand"-metre-tall mountains in the palmàres to talk about.