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L’aratura a Miazzina, 1900 ca. Achille Tominetti

L’aratura a Miazzina, 1900 ca. Achille Tominetti

 

L’aratura a Miazzina, 1900 ca. Achille Tominetti

la grande epopea dei dissodatori

Al pari di altre opere di queste sale quali la “Vita umile” del Restellini, quella che ci propone il Tominetti, è l’immagine di un mondo scomparso, con i contadini (due donne e un uomo a governare un aratro) che dissodano un campo su un poggio prospiciente il lago Maggiore e la sponda lombarda. E’ il mondo che ha accompagnato, ben oltre il secondo dopoguerra, l’approcciarsi dei cittadini alla montagna, alla loro ricerca dei bei panorami (possibilmente incontaminati), con una visione un po’ naïf e romantica di quel mondo agro-silvo-pastorale e dei suoi artefici. Visione che concorreva a rafforzare una immagine arcaica e folkloristica di quella società. La montagna dei cittadini ha generato inoltre modalità di consumo e frequentazione che hanno contribuito a trasformare molti territori in aree di loisir, luoghi di divertimento. 

Eppure la “grande epopea dei dissodatori”, databile sulle Alpi intorno all’anno Mille, ha dato il via alla colonizzazione rurale dell’arco alpino e al secolare e ciclico processo di trasformazione e costruzione di un paesaggio culturale alpino; uno “spazio di vita” come ci indica la Convenzione europea del paesaggio (CEP): un elemento chiave del benessere individuale e sociale, con funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale, risorsa favorevole all’attività economica (v. Preambolo CEP).

Come preservare questo paesaggio culturale? Secondo Annibale Salsa, antropologo, già Presidente nazionale del CAI “i paesaggi rurali delle nostre Alpi devono continuare a comunicare la propria anima alle future generazioni, pur con le necessarie trasformazioni imposte dai tempi e dalla natura delle cose”.

 

Ploughing in Miazzina, around 1900. Achille Tominetti

The Great Epic of the Ploughmen

Like other works in these rooms, such as Restellini’s “Vita umile” (Humble Life), the one Tominetti gives us is the image of a vanished world, with peasants (two women and a man steering a plough) tilling a field on a hill overlooking Lake Maggiore and the Lombardy shore. It is the world that, well beyond the Second World War, was a part of the citizens' approach to the mountains, in their search for beautiful (preferably unspoilt) views, with a somewhat naïve and romantic vision of that agro-forestry-pastoral world and its creators. A vision that contributed to strengthening an archaic and folkloristic image of that society. The citizens’ mountain has also generated modes of consumption and attendance that have contributed to transforming many territories into leisure areas and places of entertainment.

Yet the "great epic of the ploughmen", dating back to the Alps around the year 1000, gave way to the rural colonisation of the Alpine arc and the centuries-old and cyclical process of transformation and construction of an Alpine cultural landscape; a "living space" as indicated by the European Landscape Convention (ELC): an essential element of individual and social well-being, having functions of general interest, on a cultural, ecological, environmental and social level, a favourable resource for economic activity (see the Introduction to the ELC).

How can this cultural landscape be preserved? According to Annibale Salsa, an anthropologist, former National President of the CAI (Italian Alpine Club), "the rural landscapes of our Alps must continue to communicate their soul to future generations, despite the necessary transformations imposed by the times and the nature of things".